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Nei primi eventi sul legal design veniva citato sempre dal relatore di turno come un ottimo esempio di applicazione di legal design: è la Vendor power!, una guida che, secondo i suoi autori, decodifica le regole destinate agli oltre 10.000 venditori ambulanti di New York, in modo che questi possano comprendere i loro diritti ed evitare di essere multati.
La guida in formato poster è ammirata da chi la guarda per la prima volta (“Ma come? L’oscuro diritto può essere tradotto in un oggetto gradevole da vedere?”).
Perché cito anche io questo poster nel primo numero di questa newsletter? Lo ritengo un ottimo esempio per 3 motivi:
1. fare comprendere le potenzialità del legal design nel comunicare in maniera chiara e comprensibile delle regole di per sé complicate.
2. Fare capire che il legal design non è un fenomeno che investe solo i contratti o le privacy policy, come i più credono.
3. Porre l’attenzione sul processo che ha portato il CPU (The Center for Urban Pedagogy) e la designer Candy Chang a creare un poster del genere.
Il problema: multe un tot al chilo
I venditori ambulanti di New York avevano un grosso problema, come aveva potuto constatare The Vendor Street Project, una organizzazione a sostegno dei diritti dei venditori ambulanti: venivano multati spesso dai poliziotti per non aver osservato le regole dettate dalla normativa locale in materia di vendita per la strada.
Le multe, anche di 1000 $, erano irrogate soprattutto perché i venditori non rispettavano le distanza del banco o delle scatole dal marciapiede e dagli incroci, perché non esponevano la licenza correttamente o perché posizionavano i loro banchetti in strade in cui era vietato farlo.
È chiaro, i venditori non rispettavano le regole.
Ma perché non le rispettavano?
Forse perché le regole erano contenute e comunicate in un documento come questo?
Conoscere lo user
Le regole da osservare erano scritte davvero male: da una analisi delle multe è risultato che in diversi casi persino i poliziotti citavano in modo errato le norme poste alla base della sanzione.
Se non le capivano i poliziotti, figuriamoci i destinatari delle norme (e delle multe): all’epoca del progetto, più dell’80% dei venditori ambulanti di Manhattan non era di origine americana, ma proveniva soprattutto da Bangladesh, Cina, Senegal e Afghanistan.
Difficile per loro comprendere fino in fondo regole astruse scritte in lingua inglese.
Così, una volta inquadrato il vero problema, analizzato le multe e la normativa, intervistato gli ambulanti, i designer iniziarono ad ideare possibili soluzioni e ad elaborare una serie di prototipi.
Prototipare
Quindi, organizzarono incontri con i venditori per avere dei feedback sui prototipi. Durante questi incontri emersero questioni prima non considerate, solo a prima vista secondarie: ad esempio, il simbolo “>” ha il significato universale di “maggiore di”?
Il poster, in fase di test, venne rivisto di continuo, fino ad arrivare alla sua versione definitiva: finalmente poteva essere distribuito tra gli ambulanti di New York.
Il legal design come processo
I designer e gli attivisti di The Street Vendor Project partendo da un sintomo (le multe) sono risaliti al cuore del problema (regole scritte e comunicate male), hanno elaborato diversi prototipi per risolvere il problema, li hanno testati insieme ai venditori ambulanti.
In definitiva, hanno creato un documento (il poster) con cui vengono comunicate in modo chiaro alcune regole partendo dai bisogni dei destinatari di quelle regole.
Questo che ho descritto è un ottimo esempio di legal design, vale a dire di human centered design applicato al mondo dei diritto.
Se vuoi saperne di più
Troppo spesso si parla in maniera errata o parziale di legal design che no, non si traduce in un banale “disegnare contratti carini da vedere”, come sembrerebbe leggendo la gran parte degli articoli in italiano che trovate su Google.
Anche per questo ho scritto un post in cui cerco di spiegare cosa sia il legal design. Lo puoi leggere a questo link