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Ultimo aggiornamento: 30 marzo 2025
Cos’è il legal design in sintesi
Il legal design è l’attività con cui si progettano contenuti e servizi legali partendo dai bisogni delle persone coinvolte.
Per contenuti si intendono le informazioni legali testuali contenute in documenti come contratti, regolamenti, policy, pareri, bandi ma anche comunicate attraverso un sito web, una app.
In pratica, legal design significa generalmente creare contenuti legali, chiari e precisi allo stesso tempo.
Un contenuto è chiaro quando le persone a cui è destinato possono agevolmente trovare l’informazione di cui hanno bisogno, comprenderla e usarla per soddisfare le loro esigenze.
Un contenuto legale deve essere preciso, quindi non ambiguo e, soprattutto, conforme alla legge. Grazie a chiarezza e precisione verranno soddisfatti non solo i bisogni delle persone destinatarie dei contenuti ma anche i bisogni dell’organizzazione che fornisce quei contenuti: documenti legali chiari e precisi sono più facili da gestire internamente, ad esempio quando dovranno essere aggiornati.
Non sono ambigui e quindi saranno meno le richieste di chiarimenti da parte di colleghi, utenti e clienti. Generano fiducia dentro e verso l’organizzazione. In sintesi, meno costi, meno rischi, un’immagine del brand migliore.
Fatta questa sintesi, per comprendere appieno cosa sia il legal design è bene analizzarne i concetti chiave, a partire da quello di design.
Ho creato anche una breve guida sul legal design con alcuni esempi pratici. La puoi trovare e scaricare in fondo a questa pagina.
Il design come attività progettuale
Di solito quando si parla di design si pensa all’aspetto esteriore delle cose (di un mobile, di un oggetto).
Sì, il design riguarda anche l’aspetto estetico ma non si limita ad esso. Design deriva dalla parola italiana disegno e disegno significa non solo rappresentazione grafica ma anche progetto, piano d’azione, proposito, intenzione. In ambito legislativo in questo senso si parla di “disegno di legge”.
Design, dunque, è un’attività processuale (cioè che segue un processo, una procedura) volta a creare qualcosa di nuovo o a rimodellare qualcosa che già esiste per soddisfare un bisogno, per risolvere un problema, per migliorare una situazione esistente.
Come viene eseguita questa attività, ossia come progettare
Sono diversi anni ormai che, a partire dagli Stati Uniti, si è diffuso un particolare approccio nel progettare un prodotto o un servizio: si parla di human centered design (design antropocentrico) per indicare una progettazione che parta dai bisogni delle persone per le quali si progetta e finisce con il trovare una soluzione ritagliata sui bisogni di quelle persone.
Grazie a questo approccio è possibile creare un prodotto o un servizio che soddisfi i bisogni delle persone che li useranno e, al tempo stesso, le esigenze della organizzazione che li fornisce.
Questa attività di progettazione avviene seguendo un metodo (lo vedremo più avanti): è più facile trovare la soluzione di un problema se si conosce il modo di procedere.
Cosa progettare nel mondo del diritto: il legal design
Questo tipo di approccio può essere applicato anche al mondo del diritto, in cui i problemi abbondano: dai documenti incomprensibili ai servizi inefficienti, c’è l’imbarazzo della scelta.
Quindi, cos’è il legal design?
Il legal design è creare documenti, e più in generale contenuti legali, chiari; ed è anche è progettare servizi efficienti grazie a un approccio che parte sempre dai bisogni delle persone.
Grazie a questo approccio è possibile soddisfare sia l’esigenze di coloro a cui sono destinati i contenuti e i servizi, sia le esigenze dell’organizzazione che fornisce quei contenuti e quei servizi. Sempre nel rispetto dei vincoli previsti dalle norme.
Due precisazioni:
- una progettazione incentrata sulle persone significa coinvolgere nella progettazione tutti gli attori coinvolti (stakeholders): le persone, gli uffici, la parte di organizzazione i cui interessi vengono in gioco rispetto al documento o al servizio.
Non solo, ad esempio, i clienti che devono firmare il contratto ma anche le persone che, all’interno dell’organizzazione concorrono a scrivere il contenuto di quel contratto.
Non solo gli imprenditori che si rivolgono alla Pubblica Amministrazione per ottenere una autorizzazione, ma anche gli uffici e i dipendenti della PA che si occupano di fornire il servizio attraverso cui viene concessa l’autorizzazione. - per contenuti legali intendo le informazioni legali testuali contenute in documenti come contratti, regolamenti, policy, pareri, bandi ma anche comunicate attraverso un sito web, una app o anche le informazioni non testuali come quelle comunicate attraverso un video.
Infine, in Italia il concetto di legal design è diffuso solo relativamente ai soli contenuti legali e non anche ai servizi. Per questo in questa pagina mi concentrerò sulla progettazione di contenuti legali .
Per chi progettare: le persone prima di tutto
In un progetto di legal design è centrale il ruolo delle persone. Quali?
Non solo coloro che scrivono il documento o forniscono il servizio ma anche coloro che leggono o devono usare quel documento e fruiscono di quel servizio.
Tornando a uno degli esempi di prima, gli aspiranti imprenditori e i dipendenti della pubblica amministrazione degli uffici competenti per il rilascio delle varie autorizzazioni.
Cosa significa progettare partendo dai bisogni delle persone?
Quando si vuole lavorare sul rifacimento di un documento (come un contratto di assicurazione, una informativa privacy, un regolamento interno aziendale) è necessario porsi alcune domande: chi scriverà quel documento? Quali vincoli normativi deve osservare? Quali sono le esigenze dell’organizzazione che fornisce il documento?
E poi, chi userà quel documento? Cosa ha bisogno di sapere? Qual è il suo obiettivo? In quale contesto deve usare il documento?
Il legal designer (cioè, colui che progetta) sulla base delle risposte a queste domande potrà riprogettare l’intero documento.
Potrà quindi organizzare e mostrare le informazioni in maniera tale da rendere il documento legale il più chiaro e comprensibile possibile per la persona a cui quel documento è destinato e allo stesso tempo conforme alla legge e in linea con i bisogni dell’organizzazione che lo ha ingaggiato.
L’attività con cui si organizzano le informazioni all’interno di un documento e più in generale di un ambiente informativo (ad esempio, un sito web) è chiamata architettura dell’informazione.
Esempi di legal design
La riscrittura di un contratto di mutuo, la revisione di una informativa privacy, la revisione di una policy aziendale.
Perché il legal design?
Il legal design nasce da una constatazione: law is broken, per dirla in inglese.
Cosa vuol dire?
Pensate ad un contratto di assicurazione auto, di fornitura di luce o gas o al contratto con si apre un conto corrente bancario: un muro di parole scritto in un poco comprensibile legalese che non aiuta a creare un rapporto di fiducia tra il fornitore ed il cliente.
Pensate alle condizioni di vendita di servizi online, accettate dagli utenti senza essere consci delle insidie che possono celare. Insidie che, quando vengono a galla più in là nel tempo, si traducono in clienti arrabbiati e, sostanzialmente, in un danno per l’azienda.
Pensate alle informative privacy che, a causa della loro lunghezza e complessità tutto fanno fuorché informare.
Pensate a quei regolamenti aziendali scritti da esosi consulenti ma che nessuno dei dipendenti dell’azienda ha mai letto e che quindi non assolvono alla funzione per la quale sono scritti: proteggere l’azienda da rischi di varia natura.
Pensate a quando, titolari di azienda o semplici cittadini, vi siete persi nel labirinto di una procedura per ottenere un permesso o un documento dalla pubblica amministrazione o per esercitare un diritto.
Labirinto costruito da burocrati o giuristi che non si sono messi nei panni dei cittadini o delle aziende che vogliono ottenere quel permesso o esercitare quel diritto.
Law is broken: per le aziende, i cittadini, la pubblica amministrazione ciò si traduce in uno spreco di soldi, di tempo, di energie mentali.
“Abbiamo sempre fatto così” è la ricorrente giustificazione, sintomo di un atteggiamento che privilegia la conservazione della rendita di posizione rispetto ai bisogni di tutti gli stakeholders.
Il legal design si propone di capovolgere questa prospettiva, di trovare soluzioni che generino valore e che prevengano i conflitti.
Legal design è adottare una modalità progettuale
“Facciamo così perché abbiamo sempre fatto così” è la ricorrente giustificazione di chi fornisce documenti e servizi, che si ripara dietro la consuetudine ma che no si è mai interrogato se essi producano risultati soddisfacenti.
Il legal design si propone di capovolgere questa prospettiva. Infatti, adottare approccio, forma mentis e metodi del design significa passare da una modalità convenzionale con cui si sono sempre creati documenti o servizi (che appare l’unica possibile) ad una modalità progettuale.
La modalità progettuale, applicabile in ogni campo del sapere e della vita, significa guardare con senso critico alla realtà delle cose e riconoscere ciò che non funziona bene, immaginare come le cose potrebbero essere diversamente, creare qualcosa che sia il più possibile vicino a ciò che abbiamo immaginato, tenuto conto dei vincoli da osservare (normativi e non solo), delle risorse che abbiamo a disposizione, del contesto in cui operiamo.
Il legal design come processo
Quasi sempre, almeno in Italia, si parla di legal design in relazione soltanto a un contratto o a un’informativa privacy visuali.
Si trascura del tutto che quel documento è (o dovrebbe essere) il risultato finale di un processo ben più articolato del mero inserire un’icona all’interno del documento per renderlo più piacevole da vedere.
Qual è questo processo?
Nel corso degli anni i designer hanno elaborato un metodo progettuale, ossia una serie di operazioni da seguire per individuare nella maniera più efficiente la soluzione del problema da affrontare.
È soprattutto a questo proposito che sentirete parlare di design thinking. In cosa consiste?
1. Individuare il problema
A grandi linee, il metodo progettuale parte da una fase di osservazione, di ricerca e di raccolta dei dati.
Questa prima fase serve a individuare il problema da risolvere: si cerca di capire quali sono gli interessi degli stakeholders, i loro bisogni, gli ostacoli che incontrano nel realizzare i loro scopi, il contesto in cui operano.
Un altro aspetto importante a cui prestare attenzione in questa fase sono i vincoli normativi da rispettare. Quali norme entrano in gioco? Quali provvedimenti delle autorità regolatorie?
È bene sottolineare che il rispetto di questi vincoli è ovviamente imprescindibile in ogni progetto di legal design, al termine del quale dovrà essere creato un documento o un servizio conforme in toto alla legge.
2. Risolvere il problema
Grazie alle informazioni raccolte, il designer può ideare possibili soluzioni al problema. Delle tante idee generate svilupperà quelle che appaiono più promettenti alla luce dei dati raccolti nella prima fase.
Di tali idee crea un prototipo (ad esempio, una bozza di documento) da testare con gli stakeholders. Soltanto la prova sul campo potrà dire se è stato creato qualcosa di efficace che risponde ai bisogni di tutti gli attori coinvolti.
È un processo iterativo
Il legal designer non è un deus ex machina che cala dall’alto una soluzione. L’attività progettuale è infatti una attività collaborativa e di co-progettazione: gli stakeholders giocano un ruolo importante insieme al legal designer che conduce il processo.
È un processo collaborativo
Il legal designer non è un deus ex machina che cala dall’alto una soluzione. L’attività progettuale è infatti una attività collaborativa e di co-progettazione: gli stakeholders sono parte attiva del processo condotto dal legal designer.
Il legal design come forma mentis
Durante tutto il processo il designer deve fare propria una forma mentis che lo porti a prendere in considerazione il punto di vista di tutte le persone (gli stakeholders, come ho scritto prima), a essere pragmatico ma allo stesso tempo visionario, a collaborare con chi ha competenze diverse. Ad allargare lo sguardo, in poche parole.
Questo è probabilmente l’aspetto più complicato del legal design per chi è avvocato o comunque giurista: costui è abituato a fare le cose sempre in un certo modo, a dire (quasi sempre) no e ad avere l’ultima parola, a fare dotti discorsi astratti e di principio ma con pochi agganci alla realtà dell’organizzazione, a lavorare in solitaria.
Il legal design come cassetta degli attrezzi
Nel corso del processo il designer utilizza una serie di strumenti grazie ai quali poter meglio individuare il problema e trovare la soluzione. Questi strumenti sono molteplici e ognuno ha una sua specifica funzione
Un esempio è la journey map, che descrive in maniera sintetica e visuale l’esperienza di una persona nell’usare un documento o quando interagisce con un servizio legale.
Processo, forma mentis e strumenti sono strettamente legati tra loro: considerare l’uno senza gli altri significherebbe improvvisare e smorzare l’impatto del design sul mondo del diritto. Per poi riprendere, il giorno dopo, a fare le cose nel solito modo.
Processo + forma mentis + strumenti = legal design
Processo, mentalità e strumenti sono strettamente legati tra loro: considerare l’uno senza gli altri significherebbe improvvisare e smorzare l’impatto del design sul mondo del diritto. Per poi riprendere, il giorno dopo, a fare le cose nel solito modo.
Per saperne di più
Ho creato una breve guida al legal design con qualche esempio pratico.
Ultimo aggiornamento: 30 marzo 2025
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Chi sono, in breve
Sono un avvocato e un legal designer: semplifico i documenti legali rendendoli comprensibili a chiunque. Mi occupo anche di contratti per imprese e freelance e di privacy.
