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537 voti che potevano cambiare la storia degli Stati Uniti e del mondo intero: quelli che nel 2000 permisero a George Bush di aggiudicarsi lo Stato della Florida con un vantaggio dello 0,009% su Al Gore e di diventare il quarantatreesimo presidente degli Stati Uniti.
Il riconteggio dei voti chiesto da Gore sfociò in una contesa giudiziaria che si sarebbe conclusa solo 36 giorni dopo con una pronuncia della Corte Suprema degli Stati Uniti favorevole a Bush.

Durante quei giorni emerse subito che uno dei responsabili principali del caos elettorale in Florida, e, in definitiva, della sconfitta di Gore, era stato il pessimo design della scheda elettorale.
In particolare, della scheda elettorale usata nella contea di Palm Beach, la cosiddetta “puch-card ballot” (scheda elettorale da perforare).
Cosa era accaduto a Palm Beach
La responsabile delle elezioni per la contea aveva deciso di aumentare le dimensioni del carattere usato nella scheda elettorale, in modo da migliorarne la leggibilità e facilitare le operazioni di voto per gli elettori più anziani (all’epoca in Florida, più del 70% dell’elettorato era over 60).
Aumentare le dimensioni del carattere aveva costretto la responsabile a distribuire i candidati alla presidenza su due pagine della scheda elettorale anziché su un’unica pagina. Risultato: un layout confusionario perché all’elettore non appariva immediatamente chiaro quale buco forare per votare il candidato desiderato.

All’indomani delle elezioni, l’analisi del voto fatta dai legali di Gore aveva fatto emergere alcune anomalie. Queste anomalie furono poi nel tempo confermate da tutti le ricerche giornalistiche e gli studi statistici fatti sulla vicenda.
Il voto al candidato sbagliato
Pat Buchanan, candidato di destra, anti israeliano – in una contea dove non aveva mai messo piede e viveva una delle più numerose comunità ebraiche degli Stati Uniti – aveva ottenuto 3.407 preferenze. Un risultato del tutto sproporzionato rispetto a quello ottenuto nelle altre contee della Florida.

Probabilmente un elettore di Gore avrà perforato il buco n. 4 perché appare alla fine della linea sotto cui è riportata la parola Democratic.
O ancora, poiché il nome di Gore è il secondo nella lista (colonna a sinistra) molti elettori avranno forato il secondo buco. In entrambi i casi hanno votato Buchanan per errore.
L’overvote (le preferenze doppie)
Non solo: il candidato David McReynolds, socialista, il cui foro per votarlo è sotto quello di Gore, ha ottenuto a Palm Beach 302 voti, pari alla metà dei voti avuti in tutta la Florida (che conta 67 contee).
Le schede con doppia preferenza (quindi scartate) sono state 19.235, contro le sole 3.073 delle elezioni precedenti, quando la scheda era composta da una sola pagina e una sola colonna.
Di queste schede, 15.371 (80%) riportavano una preferenza per Gore e solo 3.571 per Bush. 5.330 schede riportavano Buchanan e Gore (buchi 4 e 5), 2908 Gore e McReynolds (buchi 5 e 6).
In definitiva, l’overvote a Palm Beach è costato molti voti validi a Gore, e ha danneggiato in misura assai minore Bush.
Una lezione di legal design per tutti
Il design conta quando si tratta di esercitare un diritto, persino quello di eleggere il presidente degli Stati Unite d’America.
Una lezione per i designer
Anche le scelte dettate dalle migliori intenzioni, come aiutare gli anziani a votare, posso rivelarsi sbagliate se non supportate dalla ricerca sul campo e dai dati.
Una lezione per il futuro
Dal 2000 sono state prese molte iniziative per evitare il ripetersi di quanto accaduto. Una di queste è Design for democracy che ha portato AIGA, associazione di designer, a collaborare con le istituzioni statali e federali nel rendere più semplice l’esercizio di voto per i cittadini americani.
La contea di Los Angeles (la più popolosa degli USA) ha riprogettato l’intero sistema di voto, coinvolgendo Ideo, la celebre agenzia di design.
Non è semplice cambiare, per varie ragioni.
Perché ogni Stato federale fissa regole e procedure proprie per votare.
Perché gli strumenti attraverso cui votare sono molteplici: ad esempio, nelle elezioni 2020, 32 Stati prevedevano si potesse votare su un sito oppure via fax, e-mail o con una app per smartphone.
E, infine, perché cambiare il modo in cui cittadini americani votano significa cambiare leggi, cultura, procedure ed abitudini degli elettori.
È dura ma “può essere fatto”, come sostiene Whitney Quesenbery, direttore dello Center for Civic Design, organizzazione che si occupa di agevolare l’esercizio del diritto di voto.